I PENZI:RE


di Vitantonio Campanile


Ricordi, osservazioni, riflessioni: ecco i “pensieri” di Vitantonio Campanile che caratterizzano questo suo libro di poesie. I ricordi impregnano le prime tre sezioni, portando con se un po’ di nostalgia e tante immagini che descrivono il nostro passato. Rime limpide, semplici, a schema volutamente forzato, che evocano visioni di cantilene infantili, giochi mai scordati, tradizioni svanite.

Campanile riporta il tutto in un dialetto genuino, musicale, puntando forse solo ad esprimere, come lui stesso asserisce, i propri pensieri in molese, senza eccessive pretese. Ma suo malgrado fa poesia e con convinzione. La sua è una poesia che ha indiscutibilmente un proprio ritmo, vagamente echeggiante di una impronta goliardica. Questo lo si può notare ancor più nella sezione finale, “riflessioni”, dove il tono sarcastico del poeta da ai versi una propria coloritura. E la prova che il poeta si senta più a suo agio in queste riflessioni è che questa sezione è molto più ampia delle altre.

Questa raccolta di poesie è prima di tutto un impegno morale verso il proprio dialetto, che corre il rischio di cadere in disuso. La piacevole presentazione grafica, arricchita di simpatici disegni di Mimma Campanile, e l’interessante scelta di temi, rendono questo volumetto piacevole anche per chi il dialetto non lo comprende, essendo ogni poesia tradotta anche in italiano. Questa traduzione, però, non ritiene sempre la scorrevolezza dei versi dialettali e a volte, nel tentativo di trasferire accuratamente le immagini espresse nelle rime dal molese all’italiano, si crea una leggera forzatura ed i versi perdono un poco la loro autenticità. Un piccolo neo, che non riesce tuttavia a diminuire il valore di questo ottimo volume di poesie.

                                              

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