I vetri delle finestre emettevano un suono raccapricciante al continuo rintronare dei
tuoni, mentre la pioggia impietosamente ritmava musiche tribali su una latta lasciata ad
arrugginire sul balcone. Erano già le tre ed il telefono non accennava a dare segni di
vita: troneggiava con il suo impudico color giallo zafferano nel bel mezzo di una mensola,
acquistata esclusivamente per la sua comodità, ammutolito, quasi fosse offeso. Giorgio
avrebbe voluto comunicare con quelloggetto ibrido, ma gli risultava impossibile. Del
resto il loro rapporto si era rivelato difficile fin dagli inizi
Ricordava nitidamente e con inquietudine il giorno del suo arrivo: linstallatore, un
uomo atticciato infilato a fatica in una tuta impropriamente bianca, aveva estratto con
naturalezza quelloggetto stranissimo dal suo contenitore di cartone, ponendolo con
cautela sul pavimento.
Allapparizione di quel giocattolo avveniristico, Giorgio aveva accennato
rispettosamente al fatto che lordinazione originale si riferiva ad un modello
classico da tavolino, di colore nocciola, ma a nulla valsero le sue rimostranze tranne che
ad irritare il candido teatrante e a fargli interrompere linstallazione per offrire
a Giorgio una dimostrazione pratica della maneggevolezza di quellapparecchio.
Dopo una cicalata di oltre dieci minuti, intercalata da centinaia di sospiri e
gesticolazioni, il tecnico riprese il proprio lavoro in un riverente mutismo. Giorgio fu
colpito dalla delicatezza con cui quellomone maneggiava linsulso marchingegno
e, insospettito, si peritò di aggiungere ulteriori proteste. Laggancio dello
spinotto fu ultimato in un silenzio religioso: a lui era parsa una semplice spina
telefonica, ma lappellativo confidenziale usato dal tecnico gli aveva fatto sorgere
il dubbio che il suo giudizio fosse errato e che in essa si racchiudesse chissà quale
misterioso potere per cui, prima o poi, egli sarebbe riuscito a provare per essa, o per
esso, unirresistibile simpatia. Mentre Giorgio sfogliava il catalogo dei vari
modelli di apparecchio telefonico, il tecnico artatamente preparò i documenti per la
consegna e glieli fece firmare mostrando unimprovvisa ed inspiegabile fretta. Fu
così che Aster fece la sua entrata trionfale e subdola in casa di Giorgio.
Dopo i primi attimi di diffidenza, egli alfine si avvicinò allapparecchio e lo
carezzò. Il materiale plastico del quale la struttura esterna di Aster era composto gli
diede una sensazione strana, quasi fosse gelatina. Il design era stato ideato e curato da
Maxine, che non era una progettista francese come faceva credere il nome, ma bensì un
computer della serie Optimum 927 o qualcosa del genere.
Dopo averlo riposto sulla mensola, Giorgio si sedette sulla poltrona ad osservare quel
giallume astrale, sforzandosi di provare soddisfazione per il lungamente atteso possesso
di un apparecchio telefonico.
Stranamente, la bolla di consegna da lui firmata parlava chiaramente di apparecchio
telefonico da tavolo di colore nocciola, e ciò tarpò le ali allentusiasmo ormai
nascente. Cercò di cancellare quella fastidiosa sensazione di essere stato turlupinato,
reputando che in fondo a lui il telefono serviva e anche se il colore non fosse proprio di
suo gradimento non toglieva nulla alla funzionalità dello strumento. Dopo vari intrecci
mentali, egli decise di inaugurare la linea telefonica facendo una chiamata a Marisa, la
sua ragazza. Sollevò il ricevitore ed udì lo sciacquio delle onde marine per qualche
secondo, poi più nulla. Ripose il ricevitore con violenza e diede sfogo alla sua rabbia
elencando alle pareti della sala tutti gli improperi conosciuti.
Quando riuscì a riprendere parzialmente il controllo dei propri nervi, egli riprese la
cornetta e compose il numero del centralino, deciso a gridare la propria esasperazione
alla prima persona con la quale avrebbe potuto parlare. Quando il centralinista rispose
egli ammutolì: come poteva protestare del mancato funzionamento di un apparecchio da cui
stava parlando? Egli si riconobbe doppiamente idiota e chiuse la comunicazione. Per il
resto della giornata Giorgio evitò di posare lo sguardo nellangolo di sala dove era
avvenuto il misfatto. Annottava quando egli trovò il coraggio di riavvicinarsi a
quellaberrazione giallastra e azzardarsi a verificarne la sua funzionalità.
Al contatto dellorecchio il ricevitore emise un lungo e ripetuto vagito,
distruggendo gli ultimi dubbi rimasti. Giorgio chiamò Marisa, poi Gianni, poi Stefano,
poi tanti altri, cosicché, quando la cornetta venne messa a riposo, lorecchio
destro era indolenzito e caldo, la sua voce rauca e le labbra secche, ma lanimo era
sereno e dimentico dellavvilimento di qualche ora prima. Per due giorni vi fu
tregua, pi il terzo giorno avvenne il miracolo: per la prima volta il telefono squillò.
Giorgio rispose soddisfatto alla chiamata, ignaro che la guerra tra lui ed Aster fosse
stata dichiarata: il segnale di occupato lo derise. Nei seguenti quarantacinque minuti il
telefono trillò la propria sfida ben ventidue volte, per cui Giorgio decise di andare a
prendere una boccata daria.
Dopo aver ingoiato di malavoglia due bocconi da Alfredo, decise di andare a fare quattro
salti allo Xylon. Chiamò Marisa da un telefono pubblico, ma non la trovò. Pensò che
forse lei ce laveva un po su con lui per la faccenda del telefono, trovandola
una delle sue solite scuse, e che fosse andata con le amiche a quel maledetto dancing.
Risolse di andarci lo stesso, da solo. Marisa non cera. Si stancò ben presto e
sincamminò per casa. Arrivò alla porta del proprio appartamento quasi senza
accorgersi. Si stupì di sentirsi così leggero, rinnovato. Dopo tutto era stata una
serata del cavolo
Infilò intrepido la chiave nella toppa e subito udì Aster
lanciare il proprio grido dassalto.
Giorgio si affrettó ad entrare e a sollevare il ricevitore: il segnale di occupato
persisteva
Egli decise che era venuto il momento di tenere staccata la cornetta
dalla forcella, non immaginando che l'insistenza di Aster si sarebbe dimostrata superiore
ad ogni aspettativa e al di lá di ogni logica.
Dopo circa venti minuti il telefono scampanelló misteriosamente ed insistentemente.
Giorgio portó il ricevitore all'orecchio per curiositá, sorpreso dalla sconosciuta
possibilitá che potesse trillare anche con la cornetta staccata, e rimase esterefatto
nell'udire una voce di chiara estrazione digitale ripetere l'orario esatto. Vi era un solo
modo per costringere Aster al silenzio, ma ció precludeva qualsiasi contatto con
l'esterno e gli parve una mossa avventata, nonostante l'esasperante situazione. Decise
quindi di telefonare al centralino usando proprio quel meraviglioso apparecchio, che nel
frattempo aveva ripreso ad emettere un belante suono di libero.
La centralinista lo rassicuró, confidandogli che vi erano stati problemi di linea,
causati da un malfunzionamento di una centralina proprio nella sua zona, ma che egli non
si doveva turbare, perché ormai erano stati risolti. Con voce suadente e leggermente
sensuale la centralinista si identificó con il nome di Stefania e aggiunse che se proprio
avesse avuto altri disturbi avrebbe potuto richiamarla e lei si sarebbe interessata del
suo caso personalmente. Rimuginando sul fatto che per qualche ragione imperscrutabile
queste invisibili rappresentanti della telefonia non si chiamassero mai Genoveffa o
Ermenegilda, egli chiuse prestamente la comunicazione. Dopo di ció Aster tacque, a
conferma della veridicitá di Stefania o Ermenegilda qual fosse. Era stata una giornata
faticosa e decisamente stressante ed egli si avvió in direzione della propria stanza da
letto senza esitazioni. Il letto gli parve offrire un rifugio dal quale non si sentí di
fuggire. Si sfiló le scarpe e si lasció scivolare nel'abbraccio delle fresche lenzuola,
senza neanche svestirsi.
Alle due e mezza, quando ormai un sonno profondo aveva accolto Giorgio nella propria cappa
protettiva, le trombe del giudizio suonarono il raduno nella ormai odiata sala.
Leffetto subitaneo fu di rendere scattante un corpo ormai notoriamente aduso alla
sedentarietà, mentre i risultati finali della gimkana nel buio della stanza furono un
ematoma al ginocchio, la rottura di un vaso di ceramica cinese con molta probabilitá del
periodo Ming, a detta dellantiquario amico di famiglia, e una miriade di tagli nel
piede destro. Al suo arrivo al cospetto dellinfernale aggeggio sopravvenne il
silenzio. Giorgio rimase pietrificato nella sua posizione da fenicottero, fendendo il buio
con il suo sguardo carico dodio. Poco per volta si accorse che il silenzio non era
perfetto: un mesto, ripetuto gemito proveniva dallangolo in cui Aster avrebbe dovuto
essere. Egli decise alfine di illuminare la stanza e premette linterruttore. Aster
continuò a lamentarsi, probabilmente ignaro della sua presenza. In un istante
chiarificante Giorgio comprese limportanza dello spinotto ed interruppe
brutalmente lamplesso tra il telefono e la presa a muro. Un ghigno satanico gli
pervase il volto. Il piede sanguinava abbondantemente sul tappeto Astrakhan,
presumibilmente di un certo valore, a detta dello stesso amico di famiglia, a riprova
della validità del proverbio chi rompe paga e i cocci sono suoi, ma egli non
se ne curò molto, tanto era grande la soddisfazione di aver tacitato il mostruoso
apparecchio. Dopo quella notte lallacciamento venne eseguito solo quando Giorgio
necessitasse luso dellapparecchio; così almeno per una settimana o poco più.
Quando le proteste degli amici e della fidanzata a proposito della sua indisponibilità
divennero insistenti, egli si decise ad innestare definitivamente lo spinotto, nella
speranza che qualcosa fosse cambiato. Gli parve inverosimile che tutte le sue pene
potessero essere finite e, nel corso della giornata, verificò più volte la funzionalità
di Aster, constatandone con gradevole sorpresa la piena salute.
Passarono settimane di magia, nelle quali i soli suoni presenti in casa erano il
ticchettio dellorologio ed il ciclico ronzare del frigorifero, il cui compressore
soffriva ormai di ricorrenti crisi isteriche. Ma, dopo due mesi di assoluta mancanza di
chiamate, il sospetto che tutto questo non fosse dovuto al caso, ma bensì fosse
unaltra mossa strategica di quellodioso oggetto mirata ad esasperarlo, divenne
sicurezza.
Gli amici confermarono i loro inutili tentativi di raggiungerlo telefonicamente e Marisa
lo informò che nel frattempo aveva incontrato un tizio tutto di un pezzo, con il telefono
funzionante ventiquattrore al giorno, e se ne era inevitabilmente innamorata
Lesasperazione delle settimane passate in compagnia di Aster lo costrinse ad optare
per una scelta inevitabile.
Si mise dunque in contatto con la compagnia telefonica, spiegando nei dettagli il suo
caso ad un addetto dalla voce untuosa ed irritante. Al termine della
conversazione, Stefano -- quando mai si trova un Ermenegildo nel bisogno?-- gli promise
che la Direzione avrebbe preso una decisione entro la mattinata e lo avrebbero avvisato
immediatamente sullesito di questa. Il pomeriggio era arrivato però senza alcuna
novità
Il temporale faceva da sfondo melodrammatico allassurda situazione che
si era creata e Giorgio era conseguentemete giunto al limite della propria pazienza.
Alle quattro pomeridiane il campanello misteriosamente trillò, ma egli si rese subito
conto che qualcosa non quadrava. Si alzò dalla poltrona e si piantò davanti ad Aster,
pronto a fare una pazzia nel caso lo squillo non venisse ripetuto. Il campanello
risecondò il proprio richiamo e solo allora egli si accorse che il suono proveniva dalla
porta dentrata. Andò ad aprire: due uomini in tuta bianca lo stavano attendendo
pazientemente. Con un sorriso da pubblicità da pasta dentifricia gli porsero le scuse
della Direzione, aggiungendo spiegazioni complesse ed incomprensibili su alcuni aspetti
tecnici della linea Aster che avevano causato dei problemucci qua e là nella
rete telefonica.
«Deve sapere» aggiunse uno dei due angeli liberatori «che Aster aveva delle funzioni
supplementari, quali la sveglia sensoria e la immissione telecomandata
del contatto percettivo ultraselezionato, ma tutte queste caratteristiche non erano
state sperimentate a fondo e si sono rivelate imperfette. Dunque, la progettazione di un
nuovo modello Aster, ancor più perfezionato, è stata scartata, la produzione interrotta
e gli apparecchi ancora in dotazione agli utenti ritirati. Se non vi fosse stato un errore
di trascrizione, per cui alla centrale Lei risultava in possesso di un telefono da tavolo
di color nocciola, noi saremmo venuti a ritirare Aster alcune settimane fa.
Sfortunatamente, vi è stato questo strano qui pro quo, e allora
Ma
adesso tutto è a posto e Lei avrà alfine un telefono funzionante e di Suo gradimento.
Basta mettere una firma qui
e qui. Ecco, bravo.»
Giorgio era tanto eccitato che non riusciva a proferire una parola. Quellarfasatto
del tecnico precedente si era preso gioco di lui, ma tutto era finito.
Quellirritante, giallognolo insulto allestetica se ne sarebbe andato per
sempre
«Mi scusi, signor Palmer, ma Lei sa che onore Le è stato conferito dalla Direzione? Lei
sarà il primo utente in assoluto ad essere in possesso di un telefono della serie
Vega! Sa, quella che ha sostituito la serie Aster
» «Io, veramente,
avrei ordinato un telefono da tavolo color nocciola.» riuscì ad esalare Giorgio,
interrompendo la disdegnata inaugurazione terrorizzato.
«Signor Palmer, Signor Palmer», replicò con tono di rimprovero il più anziano dei due
liberatori, «ma Lei non si rende conto che il Vega non è come lAster
Guardi,
glielo dico come se fosse mio figlio. Lei permette vero
Sa, ho un figlio che avrà
la sua età
Le somiglia anche un poco di profilo
Beh, bando alle
chiacchiere
Stavo dicendole che la serie Vega è stata concepita in tutti i dettagli
da un computer dotato di unintelligenza virtuale incomparabile, lOptimum 929.
Tutto quello che nel modello Aster malfunzionava è stato eliminato oppure perfezionato.
Inoltre, il Vega ha leffetto stereo, la sonorizzazione bipolare incorporata, la
segreteria telefonica con scelta di lingua e tonalità e con selezione automatizzata di
esclusione di chiamate provenienti da persone sgradite. Non parliamo poi della
microanalisi dei messaggi e dei numeri di chiamata, con possibilità di continuare la
registrazione anche dopo che la comunicazione sia stata interrotta
Come può Lei
pensare, anche solo per un momento, di rifiutare questo gioiello della tecnologia moderna?
Ma non si rende conto che privilegio
»
Al proferimento di queste ultime parole, nelle mani del tecnico apparve, con un abile
gesto da prestidigitazione, una strana forma ameboide di color viola, che venne posata con
delicatezza sulla mensola al posto del vecchio Aster, scomparso
clandestinamente dal campo visivo dellesterefatto Giorgio.
«Guardi, non ha neanche bisogno di esssere allacciato! Eh! Lei è uomo fortunato, Signor
Palmer: la Sua richiesta di un nuovo telefono è stata accettata. Lei è ora
padrone di un invidiatissimo modello Vega. Congratulazioni e arrivederci. » Pietrificato,
Giorgio non trovò il coraggio né di muoversi nè di guardare Vega. Nelle mani si era
ritrovato la temuta bolla di consegna ed il suo sguardo si era posato immediatamente sulla
descrizione delloggetto appena consegnatogli.. Sotto al suo indirizzo cera
chiaramente scritto: Apparecchio telefonico da tavolo serie Melody, color nocciola
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